Anna Ventura – (Signori del vento)

“Signori del vento”, la recente silloge poetica di Dante Marianacci (Noubs, Chieti, 2002), si cooreda di un’ottima traduzione, di Heather Scott, di due illustri prefazioni (a firma di Mario Luzi e Charles Tomlinson), e della postfazione di Giuseppe Bonaviri.
Quest’ultimo individua nella mobilità il motivo dominante della raccolta, in ciò coincidendo con Tomlinson, che parla di un ‘rito di passaggio’, di cui è simbolo il fiume, col suo continuo fluire. La stessa vicenda umana di Dante marianacci, quella ‘amorevole leggenda’ di cui parla Mario Luzi, si connota di costanti spostamenti, quasi un lungo, ininterrotto viaggio, le cui fuggevoli tappe si individuano qua e là: stanze, paesaggi, oggetti, persone; non tutti lasciano il segno: se non, forse, un luogo che è una seconda patria, Praga, e i libri, quei pochi che possono seguirci anche in viaggio, fedeli compagni pronti a comparire sullo scaffale di una casa nuova, sul comodino di una stanza d’albergo.
Fuggevoli anche le passioni dalle quali ci si allontana ‘occultando a unghiate i passi’; fuggevoli le presenze obbligate nelle grandi sale di marmo (un motivo, questo della ‘sala di marmo’, simbolo del potere, presente anche nelle prime raccolte di Marianacci).
Eppure sarebbe errato, a mio avviso, individuare in questo eterno viaggio il motivo unificante del libro; un altro, parallelo, ma opposto, occupa uno spazio più profondo dell’anima del poeta, ed è un motivo statico, solido, destinato a durare: l’amore a ciò che veramente conta, a un passato che è ancora presente (“la casa infine, ho pensato, è dove sei nato / e in nessun altro luogo”, pag. 24), agli affetti sicuri (si veda l’immagine indelebile della madre), alla memoria dell’infanzia e della prima giovinezza: quando ancora non conosciamo noi stessi, né immaginiamo ciò che le circostanze faranno di noi (o saremo noi a creare le circostanze?).
Perciò la poesia di Marianacci procede lungo un doppio binario, uno mobile e vario, mutevole e inquieto, l’altro sotterraneo, tellurico, materno: entrambi sorretti da una volontà di dire e di testimoniare, ma anche di capire, chiarire, indagare, cancellare, e recuperare; un’operazione di scandaglio lunga e sofferta, con esiti affascinanti.

Anna Ventura