Charles Tomlinson – (I fiori del Tibisco)

Dante Marianacci è nato in Abruzzo. La sua città, Pescara, sorge lungo l’omonimo fiume. Egli disegna una vita errabonda da una città all’altra – Pescara, Londra, Dublino, Praga, Roma – lungo i loro fiumi. Questa caratteristica è presente nella poesia introduttiva di questo libro, “Un nuovo viaggio”, che ho letto quando il poeta contemplava un’altra partenza: il ritorno in Italia da Edimburgo. Una sua precedente raccolta si intitola I Ritorni di Odysseus, a indicare così che per Marianacci non c’è una Itaca e apparentemente nemmeno una Penelope, ma un susseguirsi di soggiorni temporanei che egli celebra e vive per la loro transitorietà in un prolungato Abshied , per dirla con un titolo di Mahler.
Il rito del passaggio nelle poesie di Marianacci compone un Lied von der Erde , un Cantico della Terra, le cui voci sono un riconoscibile prolungamento delle tradizioni italiane. Sono poesie del nostro tempo ma nel loro percorso ricalcano fermamente le tonalità di Leopardi e Petrarca. Sono fedeli alla tradizione poetica e nel loro tema contengono una variazione da “Fiumi” di Ungaretti, un’altra poesia che, come quella di Marianacci, rinnova la lamentazione nello stile Petrarca-Leopardi e ribadisce, allo stesso tempo, la sua modernità in una serie di rapide evocazioni dei fiumi che individuano i luoghi delle sue residenze temporanee: l’Isonzo, il Serchio, il Nilo, la Senna. Ungaretti scioglie il filo del suo dislocarsi in una forma del verso che, come quella di William Carlos Williams, si presenta frammentata in unità espressive. Marianacci si può permettere oggi di scrivere un verso che attinge a tutta una intera campionatura di ininterrotta tessitura italiana
La sua grande fortuna è di aver trovato in Heather Scott un traduttore molto accurato: la poetessa vedova di un altrettanto splendido poeta, Tom Scott. Ella riesce a riprodurre un equivalente straordinariamente fedele ai toni e alle disposizioni dell’italiano mantenendo, allo stesso tempo, le cadenze e l’idioma dell’inglese. Il lettore che non conosce l’italiano si trova di fronte ad una poesia che contiene la consapevolezza e l’espressività della lingua originale.
Una giovane poetessa italiana mi ha detto recentemente che il suo più grande timore era che l’italiano potesse diventare una lingua morta. Pur simpatizzando con questa sua preoccupazione, mi chiedo se non sia prematura. L’operosità di Marianacci in qualità di Attaché presso vari Istituti di Cultura Italiana in Europa deve sicuramente avere impedito l’avvento di tale catastrofe come, in questo senso, è stato fondamentale il suo ruolo di editore, a Edimburgo, della brillante rivista culturale Italia&Italy . Dunque – chissà? – le trasparenti traduzioni delle sue poesie ad opera di Heather Scott potranno attirare futuri studenti all’apprendimento della lingua e aprire una via verso la poesia italiana.

Charles Tomlinson