József Pál – (I fiori del Tibisco)

Balatonfüred, 8 settembre 2006

PRESENTAZIONE DE „I FIORI DEL TIBISCO” IN OCCASIONE DELLA XIV EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE SALVATORE QUASIMODO.

Signore e Signori, gentili Ospiti Italiani ed Ungheresi!
Vi saluto con grande affetto in questa occasione che mi è particolarmente per diversi motivi. Questo significa, non solo che posso presentare un libro il cui autore è da tempo un mio buon amico, ma anche che da docente dell’università di Szeged ho avuto occasione, naturalmente, di conoscere da vicino quel fenomeno naturale da cui prende il titolo l’opera (I fiori del Tibisco), ovvero la fioritura del Tibisco. Questo fenomeno che è il motivo dell’opera ha un profondo significato nella storia. Marianacci non compare per la prima volta nel mondo della letteratura: sono infatti stati publicati infatti 10 raccolte di poesie, 3 saggi e diversi romanzi.
Questo volume è stato pubblicato anche in ungherese con l’ottima traduzione di Margit Lukács. Un capitolo, esattamente quello che racchiude l’episodio di Szeged, é giá apparso precedentemente nel numero di agosto 2006 della rivista Tiszatáj.
Il protagonista principale del romanzo si chiama Giorgio. Un uomo di mezza età, di origini abruzzesi, che è arrivato al massimo della propria carriera nel mondo della diplomazia. Il suo luogo di nascita è un piccolo paese vicino Chieti, e ritornato nel proprio luogo natìo, si rafforza particolarmente quello stato d’animo che da tanto covava dentro di lui, ma che con quell’incontro diventa di ancora più grande attualità. Prima di tutto perché la sua vita presente e i ricordi del passati in determinati momenti si incrociano, e questa tensione, questo dualismo offrono la base del romanzo. Naturalmente ci sono anche parallelismi letterari, i quali sono anche collegati con l’attività estera dello scrittore in qualità di diplomatico (Irlanda), tanto più che nel romanzo compaiono più volte riferimenti a „Gente di Dublino” di Joyce. Oltre a ciò la critica ha fatto anche il nome di Petrarca, per quello che riguarda la doppia biografia, ovvero il dualismo tra la biografia interna ed esterna. E naturalmente ci sono Dante, Italo Svevo, il quale era amico di Joyce.Tra i motivi ispiratori appare anche un nuovo elemento, la poesia ungherese. Il libro si apre con la poesia di Petőfi (segue la poesia). E finisce anche con una citazione ungherese: quindi il romanzo si apre con la natura doppia del Tibisco descritta da Petőfi e si chiude con la „Tragedia umana” di Madach, con la citazione seguente: (segue citazione). Cosí, in un certo senso, la storia si tende tra Petőfi e Madách.

In questa tensione tra passato e presente, ogni singolo oggetto assume una funzione simbolica. Cosí come per Goethe, nel suo ritorno a Francoforte sul Meno. Il giá anziano Goethe in quel momento comincia a fare teorie sui simboli. Come è possibile che oggetti del passato, compagni della sua infanzia, ora assumano un significato che va oltre loro stessi. Comunque il tempo è uno dei leit motif anche nel romanzo di Marianacci. Questo tempo potrebbe essere il tempo di Sant’agostino, il tempo dei ricordi. Sant’Agostino nel XI libro delle confessioni afferma che, non esiste il passato, solo il presente, e che il passato, essendo un ricordo sia parte del presente, di conseguenza non è un tempo a parte. Da questo punto di vista anche per Marianacci i ricordi che vivono nella sua anima sono una parte del presente e non un capitolo chiuso del suo passato.
Un altro elemento naturale riceve grande attualitá in occasione del cinquantenario della rivoluzione ungherese del ’56. Nell’opera si parla di un albero di Giuda. L’albero di Giuda é diventato un motivo principale nella letteratura ungherese contemporanea. Un numero di Tiszatáj, in occasione dell’ovviamente taciuto 30esimo anniversario pubblicò una poesia di Gáspár Nagy, nella quale era presente un albero di Giuda. A causa della pubblicazione di questa poesia, nel 1986 licenziarono il capo-redattore. I dirigenti del partito di stato intesero János Kádár per albero di Giuda, che aveva tradito Cristo, ovvero Imre Nagy, il primo ministro della rivoluzione. Lo scandalo allora diede una scossa alla vita spirituale ungherese. Questo quindi, dal punto di vista ungherese è diventato un simbolo di lotta. Ma a fianco di ciò ne poniamo anche uno di pace, ovvero il giorno sacro, che ai tempi dalle parte di Marianacci avevano modo di festeggiare ed il quale torna più volte nell’opera. Questa è la Madonna della Neve, che cade il 5 agosto. Riguarda il ricordo di un miracolo, del quale in diversi posti del mondo cristiano hanno rimembranza. Anche la piú grande festa di Szeged é questa, ed é organizzata nel periodo della sagra del patrono di una chiesa di Szeged.
Vi consiglio di leggere quest’opera e di trovare tanto piacere e gioia, quanto ne ho provato io.
Vi ringrazio per l’attenzione.

József Pál