Liana De Luca – (Signori del vento)

Il titolo della raccolta di Dante Marianacci, Signori del vento , è allusivo tributo alla potenza sacrale della poesia, capace di dominare, attraverso la seduzione della parola, la parabola dell’umano destino nella metafora della più sfuggente forza della natura: il vento. Con i poeti del presente si svolge il colloquio d’attualità, come in Un nuovo viaggio (a :Ferlinghetti) :

“Al Forum di Praga i Presidenti
tessono le lodi dei signori del vento
e nello schermo gigante
della grande Sala Spagnola
immagini oceaniche dalle piazze di Londra
e nell’Abbazia di Westminster
fanno rabbrividire le rinnovate note
della canzone di Elton
per la ricca principessa dei poveri.”

L’esaltazione dei poeti del passato è rimando culturale, eco testuale, fino al centone Plagiario della memoria , che dal Duecento, attraverso Dante, arriva ai contemporanei. E Dante è l’autore più amato e ricorrente, anche se sotto il velame, come nella disincantata e provocatoria Altri eroi:

“L’appassionato cantore
della candela al vento
che i cuori fa sobbalzare
non è lo maggior corno
de la fiamma antica
che in vita navigò altre acque
per diventare esperto del mondo.
Altri eroi, nuove mitologie
la terra ha generato
di replicanti digitali”.

All’elogio della scrittura fa da supporto la storia, che è quella privata dell’autore, dilatata però da quella dei luoghi scoperti nei molteplici viaggi del novello Odisseo. La narrazione raccoglie eventi, scene, riflessioni, immagini, aderendo razionalmente a una omologazione tra vita e versi, che trasferisce la quotidianità su coordinate atemporali. Praga domina “con un prato che azzurreggiava a dismisura / tra gli artigli della mammina”, ma c’è la Scozia e la Pastiglia , Dublino e Macondo, occasioni di riferimenti e meditazioni su paesaggi e personaggi. I versi più commossi nascono nella originaria Pescara, dedicati al padre e alla madre defunti. Nella rievocazione emotiva s’innestano le implicazioni delle esperienze di percorso assurte a emblema di confidenza: “una collanina d’oro / che ti portai da Praga / e che credevi smarrita / e gli orologi che sempre volevi / per misurare il tempo dei ritorni” ( Lettera alla madre ). Il tema della morte, la speculazione sulle cose ultime, sono affrontate con serena disinvoltura: “In fondo la morte è solo / un ingrediente / nella sterminata dolcezza / della vita” ( Altre illuminazioni ). Né manca l’ironia, rivolta soprattutto ai poeti: “Ora si contendono la sua memoria / a suon di placche sui muri” ( I poeti post mortem ); “Gli amici continuano ad andare il martedì / alla Tigre d’Oro e parlano di lui / di come era bravo quando stava zitto” ( Bohumil ). La raccolta, accompagnata da una prefazione di Mario Luzi e da una postfazione di Giuseppe Bonaviri, si presenta nella equilibrata traduzione a fronte in inglese di Heather Scott.

Liana De Luca