I ritorni di Odysseus (Noubs, 1977)

I ritorni di Odysseus

Sei rugoso come le pietre di questa tua casa
abbandonata
dove l’erba cresce impaziente tra le crepe
che s’allargano senza ritegno.
Di là dall’oliveto spazia lo sguardo
poi torna a queste pietre e dentro.

Schiusi profumi rosa dalla camicetta a fiori
fu un nimbo di gioia furtiva quel primo incontro
intrepidi sussurri di donna nel silenzio dei campi.
E bianche tovaglie di cielo s’apersero al sole
per ascugare le timide lacrime di un gigante di creta.

Il ragazzo fatto uomo volle dire la sua storia la mondo
e come Seamus nella sua verde Irlanda
cominciò a viaggiare e a scavare con la penna tra le zolle
del tempo e nei libri.

Emersero strati e altri strati di parole
e non trovammo l’oro, il verbo.
Corremmo tra i giacinti e tra i papaveri
nel campo senza fine.
E tu continuavi a penetrarmi con lo sguardo
e tanto era l’ardore
che il sogno uguagliò l’atto.

Ora l’ombra tua barcolla sotto la pioggia
come un abbacone alla deriva
e quasi il tempo si è fermato sul ponte di statue.

Dorme la città piccola sotto il grande peso della storia
e il Castello la domina e la sovrasta come un gigante
un’illusione, un sogno.

Perché sei tornato? Mi chiedono voci lontane
che dentro si spengono a fatica.
E il non saper rispondere è più dolce
del piacere che ne provi.

I ritorni di Odysseus (Noubs, 1977)